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Tu, splendido bastardo,
mi hai preso con un sorriso furbo
e la calma di chi sa già il finale.
Ti avvicini come una promessa,
mi cerchi senza fretta,
ogni movimento pesa,
ogni respiro diventa ordine.
Mi sfiori la spalla,
la pelle si apre come memoria,
un passo, un soffio,
e tutto quello che ero si scioglie.
Mi slacci il reggiseno con una mano,
abile maestro,
senza rompere il silenzio.
Il rumore del gancio che cede
è quasi una resa.
Io resto ferma,
tra voglia e sfida,
mentre le tue dita
mi leggono come un testo proibito.
Ti odio per la certezza con cui mi prendi,
e per come, ogni volta,
riesci a farmi volere di più.
